giovedì 11 giugno 2015



Giuro che stavolta non so da dove cominciare.
Allora, iniziamo col dire che io, iZombie, l'ho adorato. E sto parlando del fumetto di Roberson e Allred (ne scrissi anche in passato, elogiandolo a dovere). Questa serie TV, diciamocelo, non ha NIENTE a che vedere con la serie se non per: il titolo, l'idea, la sigla - che è disegnata da Mike Allred. Fine, nient'altro. Detto ciò, è possibile che un fissato come me con l'idea che una qualsiasi opera derivante da un fumetto debba almeno avvicinarsi di parecchio alla sua base si appassioni ad una serie che parla praticamente di tutt'altro? La risposta è un . Direi meno di un no, anzi, perché lì dove la serie decide di perdere parte della sua identità che ha decretato il successo riesce comunque a cavarsela bene e a proporre qualcosa che si adatti maggiormente al gusto di un pubblico di massa, cosa che fondamentalmente, diciamocelo, è necessario per far soldoni ma soprattutto per mandare avanti una serie, senza però perdere quel tocco di originalità che riesca ad accattivare e a tenere incollati allo schermo ogni settimana. Ma come al solito, andiamo per gradi.

La protagonista di iZombie è Olivia "Liv" Moore, studentessa di medicina che dopo una festa in barca vede la sua vita completamente sconvolta. Dopo esser stata graffiata da uno zombie, questa viene infettata e tramutata in uno di questi; nonostante il suo aspetto da morta-vivente, Liv riesce a mantenere la sua umanità. Come? Mangiando cervelli! Oltre a riuscire a mantenere il controllo di sé, questa particolare dieta le conferisce anche momentaneamente i ricordi della vittima e alcuni tratti della sua personalità. Quest'ultima è l'elemento che causerà numerosi siparietti divertenti nel corso della serie, mentre il primo dono sarà quello che permetterà a Liv di vivere in pace con sé stessa aiutando le vittime a scoprire i loro assassini, perché a proposito, Liv oramai lavora in obitorio insieme al collega Ravi (che conosce il suo segreto) ed è a stretto contatto col detective Babineaux che, sebbene non conosca la vera natura di Liv, si serve di lei credendola una sensitiva. Questi tredici episodi ci hanno raccontato, in breve, un caso da risolvere in ogni puntata, i rapporti di Liv con la sua coinquilina, col suo ex-fidanzato Major, con la sua famiglia e infine una battaglia contro Blaine, lo zombie che l'ha tramutata che nel frattempo ha infettato mezza città creandosi una sorta di piccolo impero sul traffico di cervelli umani. Non mancano ovviamente le storie d'amore e le multinazionali che ci sono dietro all'epidemia zombie.

Per chi avesse familiarità col fumetto,
ha appena notato che con esso la serie TV non c'entra assolutamente N I E N T E. Gwen Dylan è diventata Liv Moore, i ricordi sulla sua vita passata svaniti mentre Liv addirittura è ancora in contatto con la sua famiglia; niente cani mannari o fantasmi spuntati dagli anni '50, niente mummie, vampiri, Abramo Lincoln e via dicendo. Tutto questo, però, trova un riscontro positivo in quanto il fumetto proposto da Chris Roberson è effettivamente troppo folle per un pubblico di massa, facendo di conseguenza in modo che il tutto venisse fatto in modo che il pubblico potesse digerire quell'accenno di folle che comunque la serie innegabilmente possiede, una piccola porzione rispetto al caos generatosi nel fumetto. Quindi niente persone reincarnate in scimpanzé parlanti o cervelli nelle caffettiere, sì a una società di zombie senzienti che si muovono all'interno della società all'oscuro di tutti e di una detective improvvisata che cambierà atteggiamento verso il mondo in ogni episodio generando un personaggio poco complesso, forse, ma decisamente ironico e carismatico. Personaggio, comunque, che per dovere di notifica che per critica, viene ricomposto prendendo anche un po' spunto dal personaggio di Angela Crawford della serie di My Life as a White Trash Zombie di Diana Rowland, serie di libri mai arrivata in Italia che narra di una ragazza zombie, emarginata dalla società e con lo stesso problema di Gwen e Liv, la quale per avere libero accesso ai cervelli decide di lavorare in un obitorio. Esatto, proprio come Liv, al contrario di Gwen che lavorava in un cimitero, una scelta decisamente più macabra rispetto all'obitorio.


Per chi non lo avesse letto,
invece, iZombie è una serie che gioca un po' con il cinismo anche se non del tutto in maniera pesante. Ha anche del black humor, ma non esagera mai. È una serie che fa del grottesco un'arma di ironia irriverente, un elemento che riesce a donarle un'identità tutta sua e che, se pur mantenendo dei toni molto leggeri, può risultare godibile anche per chi l'adolescenza l'ha superata anni e anni fa, come me appunto. Sicuramente non ci si trova di fronte ad una serie che possa rivoluzionare il modo di fare TV, forse non arriva nemmeno ad essere una di quelle che riesce ad appassionare a tal punto da non vedere l'ora che esca l'ultimo episodio ma dal canto suo riesce ugualmente a creare suspance, i climax sono gestiti in maniera coerente e lineare, in poche parole non cerca di superare le aspettative e non è una nota negativa, tutt'altro. Anziché strafare, cerca di restare coerente, e questo non può che essere una cosa bella.

In definitiva.
Ho sempre paura quando devo dare il mio parere, perché quasi sempre riesco a dare due pareri contrastanti che possano sembrare il mio modo di pensare incoerente. Cominciamo col dire le cose che non mi sono piaciute. Avrei voluto vedere Gwen Dylan, il terrier mannaro ed Ellie - soprattutto Ellie. Tuttavia, come già premesso poco su, capisco i motivi della scelta di eliminare alcune caratteristiche della serie quindi diciamo che queste note negative le ho superate e ho cercato di godermi la serie, che ad essere sincero, per me ci ha messo tanto a decollare. Sono stato in stand-by per i primi sette episodi, cercando di capire su cosa volesse puntare la serie e quando l'ho capito, non sono rimasto molto colpito, ad essere sincero è capitato moltissime volte di essermi distratto, però tutto sommato mi ha divertito. Non c'entrerà un cazzo col fumetto, ma è una serie TV che è riuscita a possedere un'identità tutta sua, che sia andata anche oltre al target adolescenziale sul quale vuole puntare. Forse di detective dell'ignoto (scusa DyD) ne abbiamo visti a bizzeffe... ma uno zombie, mai. E non con l'umorismo grottesco che possiede iZombie. A braccia aperte attenderò questa seconda serie, perché a dirla tutta, Rose McIver ci sta dannatamente bene nei panni di Liv Moore, e nel complesso mi sono divertito. Commento finale: iZombie non è una serie che tenta di stupire, è semplicemente qualcosa di dannatamente nuovo che è adatto per una serata tranquilla per chi si è stufato di serie TV che possiedono fin troppe pretese.

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